Le corde della racchetta si deformano ma non si spezzano, anzi: restituiscono il colpo con più energia. Una caratteristica che dobbiamo fare nostra più che mai di questi “Tempi da Covid”.
Il termine resilienza si usa per definire la forza d’animo. Deriva da una proprietà fisica e descrive “la capacità di un materiale di assorbire energia elasticamente quando sottoposta a un carico. E’ la caratteristica delle corde della racchetta da tennis: quando ricevono la pallina si deformano ma non si spezzano e restituiscono nel colpo di rimando l’energia accumulata dall’urto. Ecco, si paragona a quelle corde la tempra di un individuo in grado di rialzarsi qualora si trovasse disarcionato dal cavallo imbizzarrito dell’esistenza, bravo a ripartire con una carica rinnovata. Lo stress è una reazione di adattamento che dipende molto dal modo in cui vediamo gli eventi: con un atteggiamento resiliente possiamo gestirlo, utilizzando le nostre risorse in modo utile per noi stessi e per chi ci circonda. Si ritiene che la resilienza sia legata per una certa quota a tratti della personalità, quali l’autostima e l’ottimismo, e in parte al cogliere la sfida che è racchiusa in una situazione di stress. Si tratta insomma di sviluppare una certa abilità a trovare qualche opportunità in un destino inaspettato piuttosto che una vulnerabilità sempre maggiore.
Abbiamo fame di visioni positive per il futuro, ora più che mai: la chiave è l’agire mentale, o se viene difficile pensarlo basta prendere una r
acchetta, anche da ping pong e iniziare a giocare, magari contro la parete, da soli, tanto per iniziare. Il muro ci restituirà la pallina a seconda della forza con cui battiamo il colpo, sta a noi moderarla, rimbalzo dopo ribalzo. Sembra difficile, ma è solo questione di allenamento, di prendere la mano. Resilienza deriva dal verbo latino “resiliere”, che significa appunto saltare indietro. Spostarsi oltre il dolore, oltre il terrore, “se tu scruterai oltre l’abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te” è il monito di Friedrich Nietzsche. La resilienza è il contrario della fragilità ma non è un sinonimo di resistenza: il materiale resiliente non si oppone all’impatto, ma lo ammortizza, lo assorbe e lo trasforma in un rilancio. In termini sportivi bisogna ricevere il colpo, senza accusarlo eccessivamente, senza mai sottovalutare l’avversario o deriderlo, e passare al contrattacco, sfoderando il proprio colpo migliore o magari lasciandosi aiutare dai compagni di squadra, sfruttando la loro posizione, la loro tecnica, la loro esperienza e con un assist da maestro lasciare che vada in porta anche per noi. La storia dell’uomo è una storia certamente di coraggio e il coraggio deve andare a braccetto con l’intelligenza, per farci progr
edire, per contrastare un colpo basso: per diventare forti occorre allenarsi, tanto, e poi confrontarsi con i più forti con la percezione autentica dell’ostacolo che bisogna
affrontare, senza dire “non sono all’altezza” o “è troppo forte per me, non posso batterlo”, provarci è la vera sfida per scoprire che in fondo bastava tanto così per farcela, che l’allenamento è la chiave di tutto, che lo sport può insegnarci a resiliere non solo giocando, ma affrontando le piccole sfide quotidiane. Crescere sportivi allora è sinonimo di crescere resilienti, più sport nelle scuole, più sport nel tempo libero, più sport a lavoro in pausa pranzo. Se lo facciamo noi adulti, i bambini, i ragazzi che ci stanno accanto emulandoci continueranno a farlo: cresciamo resilienti,
CRESCIAMO SPORTIVI!
https://www.avitaonlus.org/cresciamo-sportivi
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