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  • Immagine del redattoreQuelli dell'AVC

Diario di un'altra settimana a casa


SECONDA SETTIMANA.


Eccoci di nuovo qui, noi ragazzi della Scuola Popolare. Anche questa settimana abbiamo scritto e raccolto un po’ delle nostre impressioni rispetto all'evoluzione della situazione Coronavirus qui in città, e non solo. Speriamo che questa raccolta di pensieri possa contribuire a creare una “memoria collettiva” di quel che sta accadendo, e che ha stravolto le nostre vite dall'oggi al domani.

Ad oggi, la vita di ogni persona è diventata sempre più difficile. Tutti, giustamente, hanno paura di uscire, dato il gran numero di morti giornalieri. Ho sentito “Oggi più di 300 morti in Lombardia”, detto da un giornalista del TG. Non vedo l’ora che tutto finisca! Riccardo.

Coronavirus. Dal momento in cui è arrivato in Italia sono successi dei gran casini: non poter uscire e non poter andare a scuola. Ma dobbiamo sapere che anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Negli ospedali stanno là ad aiutarci, anche per sapere come può essere curato il virus. Questa è la loro parte; la nostra è di seguire quello che dicono loro (stare a casa, lavare le mani). So che non è facile stare a casa, ma devi pensare che la tua vita vale anche per tutta l’Italia. Facciamo che un giorno esci: non sei solo tu a essere in pericolo, ma anche tutta l’italia, perché magari prendi il virus e lo passi a un altro. Per come la penso io dobbiamo fare la nostra parte. Il numero dei pazienti ogni giorno diventa più alto: negli ospedali stanno passando una situazione difficile. Anche qui al San Gerardo devono cercare di salvare la vita alle persone che sono dentro. Da tempo l’emergenza nel mondo è attivata contro questo virus, però la situazione più difficile è nei paesi poveri, che non possono fare niente. Possiamo dire che USA e Cina e Italia hanno la possibilità di fare qualcosa, ma non è così per altri paesi. Ora guardo dalla finestra e vedo come è cambiata la mia vita, e non solo la mia, ma quella di tutti. Prima vedevo giocare tutti i bambini, i ragazzi stavano assieme, e sentivo la voce dei bambini. Ora non è più così. Ora guardi e vedi … nulla. Tutto in silenzio. La vita è cambiata al 100%. E per finire devo dire questo: grazie molte a tutti quelli che stanno lavorando negli ospedali, perché è per noi che sono in pericolo. E spero di ritornare presto a scuola. Ogni problema però ha due facce: una bella e una brutta. Infatti il Coronavirus ha anche una parte bella: poco fa ho visto e sentito gli applausi dalla finestra per quelli che stanno lavorando per noi negli ospedali. E veramente per la prima volta mi metto a piangere: siamo diventati tutti una mano sola, questa cosa ci ha fatto capire veramente il senso della vita!! Hossam.

Il Coronavirus in Egitto. In Egitto è stato segnalato il primo che è stato colpito dal Coronavirus, e ora ci sono più di 150 persone che hanno il Coronavirus. Ma come è entrato in Egitto? È entrato quando gli egiziani che abitano in Italia hanno preso il virus, e sono passati dall'aeroporto e sono tornati in Egitto, e hanno salutato figli, parenti e cugini con un abbraccio. Per questo la gente in Egitto ora ha un “botto” paura di avere il virus, ma per fortuna per adesso non c’è ancora nessun morto. Ora la gente in Egitto non esce quasi mai, come qua: sono in quarantena. Escono solo per prendere cibo e le cose importanti, e le scuole sono rimaste chiuse due settimane e sono ancora chiuse. Ora non ci sono più scuole aperte, e chi è in prima superiore passerà in seconda. Sarà così, l’ha detto pure il presidente dell’Egitto Abdel Fattah Al-Sisi.

A Monza. Monza è zona rossa, cioè nessuno deve passare, e non c’è nessuno che deve entrare né uscire da Monza. Le cose stanno peggiorando: più di 3000 persone sono morte di Coronavirus in tutta Italia, e a Monza 300 persone hanno il virus, forse di più. Anche in questo momento sento delle ambulanze che stanno entrando all'ospedale San Gerardo (ci abito vicino). Hanno chiuso tutti i parchetti e non c’è in giro nessuno, sono spariti tutti. La gente non sa più cosa fare, e io sono uno di loro, che voglio uscire ma non posso. Per colpa di un virus le cose stanno peggiorando tanto. Momo.

Ciao, sono un ragazzo di 14 anni e quel che segue sono alcune risposte dei miei amici e amiche, date alla domanda “cosa pensi di questa cosa?”, per farvi capire un po’ qual è il nostro pensiero. Però non ho ancora detto la mia. Ecco, io penso che il coronavirus sia anche un’opportunità per riallacciare rapporti persi con la famiglia, con gli amici, con le ex ragazze, ecc. Anche se, certo, sarebbe meglio poter uscire con gli amici, con la ragazza, con la miglior amica. Ecco alcune delle risposte che ho ricevuto:

Mi sto rompendo anche di giocare ai videogiochi”.

No, sì va beh, i primi giorni ero tesa, ma adesso boh, mi sembra tutto normale”.

Basta che quelli della zona rossa stiano a casa loro”.

Sono triste per il Coronavirus, ma contenta che non ci sia la scuola. E poi, cioè, potevano anche non farla la scuola online”.

Mia mamma è in pressa con le paure, ma io no”.

Sonny.

Sono Reginella. Allora, per questo virus devo dire la verità: siamo preoccupati, io e la mia famiglia. Ma dobbiamo superare tutto questo insieme, e non dobbiamo farci prendere tanto dal panico, anche se è difficile. Noi usciamo solo per la spesa. Le zone più colpite sono Brescia e Bergamo, da quel che ho sentito io. La mia città è cambiata molto: le macchine non ci sono come prima, e la gente è pochissima. Sto vedendo molte differenze quando guardo fuori. Metto sempre la mascherina e uso l’amuchina. Spero che questo virus scomparirà molto presto, e FORZA ITALIA!!! Non ci dobbiamo mai abbattere, le cose si affrontano! Con forza e coraggio! Reginella.

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